25 maggio, 2008

CIVILTA', ADLER, PROSCIUTTINI E VINELLI

Da qualche tempo coltivo, tra il serio e il faceto, una teoria sulla sviluppo delle civilta': mi sembra di poter dire che i popoli che oggi si danno piu' da fare sono quelli dal passato meno glorioso. Osservando la condizione presente di Paesi dalla grande tradizione, noto che in molti casi hanno oggi perso molto terreno nei confronti di altri moderni Paesi evoluti. Ad esempio la Mesopotamia, che come ricordiamo dai libri di scuola fu la "culla della cilvilta'": oggi quella zona si chiama Iraq, non il massimo in termini di sviluppo civile. Discorso simile si puo' fare in merito ad altre grandi civilta' del passato: tra le tante quella fenicia (moderno Libano), egiziana, greca, e... latina. Che crollo.

Azzardo una spiegazione, applicando un po' di psicologia ad un livello collettivo: chi ha goduto di antiche glorie tende a sedersi sugli allori continuando a rivangare il prestigio raggiunto, mentre i Paesi dal passato meno brillante hanno un forte desiderio di riscatto, in senso quasi adleriano. Noi italiani pensiamo: Leonardo, Galileo Galilei, Giotto, il Colosseo e via discorrendo, siamo imbattibili! E quasi non sentiamo la necessita' di doverci migliorare. Popoli piu' giovani, tipo gli americani o i nordici vichinghi, hanno invece una voglia fortissima di lasciare il loro segno nella storia: e sentono che la storia e' adesso, nell' appena trascorso XX secolo e nell' attuale XXI. Cosi' si rimboccano le maniche (e le idee), con forza, vigore, coraggio, ma anche serenita'.

Ad un italiano invece, anche all' idea di dover tener testa ad un Leonardo che fa capolino dal passato, passa subito la voglia. Meglio godersi un bel vinello accompagnato ad un prosciuttino ricercato: una conferma della propria evoluta civilta', con cui mettersi il cuore in pace e continuare ad ingannarsi sulla propria presunta superiorita'. Ora, un certo grado di etnocentrismo (tendenza a ritenere la propria cultura come la migliore) e' presente ovunque, ma credo sia piu' marcato nei Paesi dal grande passato.

Tirata d' orecchie dunque alla vecchia e stanca Italia: un bel di' di qualche secolo fa la civilta' italica era si tra le piu' evolute del continente. Ma la storia e' progredita e nel frattempo oggi, a forza di formaggini e vinelli raffinatissimi, altri ci hanno bagnato il naso di gran lunga.

13 maggio, 2008

MADOS INFEKCIJA


Grazie all' invito di un' amica produttrice televisiva e di eventi, anche quest' anno ho assistito a "Mados Infekcija" (Fashion Infection), principale evento fashion di Vilnius e vetrina per giovani stilisti lituani ed europei. Non seguo per solito il mondo della moda, ma diro' due parole sul mood di questo genere di ambiente in Lituania. Nota di merito comunque per la giovane stilista franco-giapponese Seiko Taki, dal cui lavoro traspaiono grazia, amore e precisione; mi hanno inoltre incuriosito certe soluzioni minimaliste insolite per una passerella, quasi pareva di assistere ad una rappresentazione teatrale (infatti qui in Lituania il teatro ha una grande tradizione).

La mia esperienza a "Mados Infekcija" e' stata assai gradevole, ed ho trovato anche qualche spunto interessante. Come noto, in Italia l' ambiente della moda non e' tra i piu' affabili ed amichevoli, essendo invece generalmente popolato da snob e stressati vari. Qui invece ho trovato la solita tranquillita' lituana e la meravigliosa assenza di timori reverenziali, che solitamente attanagliano la retrograda e gerarchica Italia. L' evento e' molto "in" pure qui, tra televisioni, vips e dozzine di fotografi e giornalisti, ma il feeling tra il pubblico, certamente divertito, rimane comunque serafico e disteso. Anche qui niente montature, esaltazioni ed esibizionismi vari. Modelle/i non hanno lo status che viene conferito loro in Italia e altrove: per la strada si vedono spesso e volentieri persone di ogni eta' con quella struttura fisica, dunque non vengono percepiti come un miracolo di San Gennaro.

Ma da dove nasce la struttura gerarchica e pure gerontocratica italiana, che rende la vita cosi stressante nella Penisola (una recente statistica indica gli italiani come i piu' ansiosi d' Europa)? In breve: dall' Impero Romano, che appunto utilizzo' ferree gerarchie per ottenere un sistema militare efficiente; e sul quel paradigma venne creata la Chiesa Romana Cattolica: Dio, Papa, Arcivescovi, Vescovi, e giu' giu' fino al singolo fedele. In sostanza il fedele per intercedere presso Dio doveva (e deve) chiedere un po' di "autorizzazioni" varie a partire dal parroco del paese, che via via si appella ai ranghi superiori e piu' "vicini a Dio". E' in questo contesto che comincio' la riforma protestante nel Nord Europa: le genti mitteleuropee non apprezzarono affatto questo genere di sudditanze, che non facevano parte della loro tradizione. Il fedele protestante si rivolge direttamente a Dio, senza mediatori ed intercessori vari (peraltro la cosa mi pare anche assai piu' vicina alle parole di Gesu') e nel far cio' elimina le gerarchie eccelsiastiche.

Oggi vediamo ancora lapalissianamente le conseguenze di questa impostazione cattolico-latina sui luoghi di lavoro, nelle baronali Universita' italiche, nella sanita', nei bamboccioni che "dipendono" dalle mamme, e cosi via... Posso citare la mia esperienza lavorativa e formativa in Inghilterra, dove appunto trovai rapporti gerarchici totalmente diversi da quelli dell' esperienza italiana. La realta' lituana e' frastagliata: e' stato l' ultimo stato europeo cristianizzato (XV sec.), con una certa influenza protestante iniziale (il primo libro qui stampato fu un catechismo protestante), una forte tradizione di antiche ritualita' pagane, ma con una affermazione finale della religione cattolica.

Morale della favola: qui se vai ad una sfilata di moda non devi avere il titolo di Dott., Prof., Comm., Calc. (calciatore), Far. (farabutto), Ev. (evasore) o, in alternativa, un ingente conto in banca, per avere il "diritto divino" di parlare con una modella.

02 maggio, 2008

IL CASO DELLE DICHIARAZIONI DEI REDDITI ONLINE

C'e' bufera sul recente episodio della pubblicazione online dei redditi degli italiani. Ci sono favorevoli e contrari, pro e contro. Pure Grillo si e' schierato contro tale pubblicazione. Come di consueto in "Storie e Filosofie", diro' la mia in ottica comparatistica con quanto accade in altri Paesi. Dico subito che credo non esista una posizione in assoluto giusta o sbagliata, ma occorra invece considerare la specifica situazione socio-politica di un Paese.

In linea di principio, in questo mondo di mascherine, finzioni e atteggiamenti, a me piace moltissimo la trasparenza: in ogni aspetto della vita, dall' amore fino alle tasse. Nel caso in esame, occorre pero' poi anche considerare le conseguenze sociali di tale pubblicita', soprattutto pensando all' uso che ne possono fare i malintenzionati.

Si e' parlato di Finlandia, dove con un semplice sms si puo' conoscere quanto ha dichiarato il vicino. Da li nasce poi la delazione: come e' che il proprietario del bar di successo o della farmacia sotto casa denunciano quanto un metalmeccanico? E si telefona alle forze dell' ordine. Mi pare un sistema encomiabile: e infatti in Finlandia c'e' un livello di evasione bassissimo. L' evasione e' li' percepita come un grave crimine ai danni dei consociati (cosa che infatti e'), ed il sistema la punisce duramente. Pure le multe sono proporzionali al reddito: recentemente un rampollo di famiglia milionaria ha pagato 170.000 euro di multa per eccesso di velocita'! Mica male, il ragazzino avra' imparato a non premere sull' acceleratore, cosa che tra l' altro potrebbe anche salvargli la vita, oltre che salvare vite altrui: entrambe cose assai utili sia al ricco che al povero.

Putropppo il tasso di criminalita' e la mentalita' italiana sono su livelli ben diversi rispetto alla Finlandia, e occorre dunque ragionare (turandosi il naso) diversamente. Sembra proprio che in un Paese di criminali (a partire dall' imminente Presidente del Consiglio, figuriamoci scendendo di categoria) occorra tenere celati certi dati, per salvaguardare il quieto vivere. Del resto la stessa cosa accade in Germania, Regno Unito, Stati Uniti: viviamo ancora in un mondo assai imperfetto.

Occorre prenderne atto, e da li' procedere poi passo a passo per migliorarlo, consci del fatto che non si possono fare passi piu' lunghi della gamba e che le cose richiedono i loro tempi. In quest' ottica, mi sembra di poter dire che forse le cose stanno lentamente migliorando in questo mondo in subbuglio. Occorre dunque combattere le forze che premono per farci fare passi indietro o comunque a favore della staticita'.