28 gennaio, 2008

RUSSI E LITUANI, CREATIVITA', ABBUFFATE E BUGGE WESSELTOFT


PRIMA PARTE

Essendo la Lituania una ex repubblica sovietica si tende, ad Ovest, ad identificarla con la Russia e la cultura slava. Basta uno sguardo alla carta geografica per verificare quanto e' tuttora grande la Russia e per notare che l' ex URSS si estendeva su mezzo mondo, attraverso popolazioni, culture, religioni diversissime. Erroneo quindi semplificare cosi': tra un estone e un kazako ce ne passa.

Oggi in Lituania i Russi sono circa il 6% della popolazione: ho avuto modo di incontrarne alcuni e cogliere cosi' le differenze con la popolazione locale. Sebbene le due culture si siano in parte fuse negli ultimi 50 anni di dominazione russa, rimane evidente la differenza anche ad un occhio occidentale (che per inciso da queste parti conviene sempre far ballare).

In primis la lingua: non c'e' nessuna parentela tra i due ceppi, nettamente distinti tra di loro. Culturalmente sintetizzerei cosi: la cultura russa e' estrema, cioe' caratterizzata da picchi divini e miserie d' abisso, mentre quella lituana e' essenzialmente mediana, fatta di tranquillita' e calma, ma senza grandeur (in questo simili ai vicini scandinavi, direi).

Quanta bellezza e quanti danni, per via della grandeur... Yin e Yang.

Esteriormente, gli uomini appaiono simili. Le donne no. Direi che una lituana si veste pressapoco come un' italiana (ma con un po' meno timore). La donna russa invece e' spumeggiante: predilige i colori oro e rosso, tacchi a spillo e preziosi sgargiantissimi. Non proprio un esempio di equilibrio, tant'e' che qui a Vilnius una donna russa la si riconosce lontano un miglio (ed e' spesso meglio girare alla larga - l' amico pittore Linas mi mise subito in guardia: "occhio alle russe..").

Anche a Londra i Russi non godono di buona fama: molti magnati si sono trasferiti li con grande sfarzo negli ultimi anni, e non hanno certo spiccato per bon ton: hanno invece acquisito immediatamente la fama di volgari parvenu.

Di recente, pero', leggo sul Guardian:
http://lifeandhealth.guardian.co.uk/fashion/story/0,,2237837,00.html
In breve, si dice che l' "elite" russa si e' infine accorta delle ironie rivolte al proprio cattivo gusto, ed e' corsa ai ripari. Adesso brillanti stiliste moscovite propongono garbata eleganza ed equilibrati accostamenti di colore. Gangster e consorti si sono immediatamente adeguati al nuovo corso, passando dunque a sofisticate sfumature di grigio e tonalita' pastello.

Sono dunque adesso diventate personcine a modo e rispettabili? Sembra proprio di no. Sono semplicemente piu' bellini e camuffati.

Siamo alle prese col solito pattern: la ricerca di un immagine piu' sofisticata. In Italia il fenomeno e' molto piu' avanzato e sottile (ricchi camuffati da poveri, poveri camuffati da ricchi e mille altre noiosissime varianti), mentre nell' Est siamo agli albori di tutto cio' e dunque il fenomeno e' semplicissimo da identificare nella sua naivete'.

Morale della favola: basta con questa ricerca ossessiva della sofisticazione del look, seppur "intelligente". Sono stato recentemente in Italia ed ho notato che si continua imperterriti nel monotono giochino della moda, seppur all' insegna di garbo ed equilibrio. Girando per le strade ho notato uno standard di eleganza notevolissimo, impensabile in qualunque altro Paese. Ora, fa piacere vedere un popolo elegante, su questo non c'e dubbio. Ma resta un esercizio piuttosto sterile, che ha inoltre uno spiacevole effetto collaterale: molta energia creativa di noi italiani (che ne abbiamo da vendere) viene spesso sperperata unicamente in questo campo tutto sommato secondario e banale. Bello sarebbe vedere tutta questa creativita' prendere anche altre direzioni.


SECONDA PARTE


Vorrei fare un passo ulteriore, a partire dall' esempio di cui sopra, per spiegare quella che secondo me e' una delle funzioni principali a cui sta adempiendo il capitalismo contemporaneo.

E' indubbio che questi milionari russi un piccolo progresso l' abbiano compiuto: anche la ricerca estetica, sebbene cosa superficiale, ha una sua importanza e valore sociale. Il fatto che inizino a limitare l' ostentazione grossolana e' pure segno di un piccolissimo miglioramento anche nell' animo; hanno compiuto un piccolo passo di civilta' grazie alle enormi possibilita' economiche che si ritrovano, dando pure un esempio simbolico alla massa in questo senso: siamo usciti dalla caverna, abbiamo iniziato a raffinarci. Lo stesso mi sembra accadere alla societa' in generale: il libero mercato, oggi piu' sfrenato che mai, da' la possibilita' a tutti (anche senza i milioni dei magnati russi) di attingere a un vastissimo numero di prodotti superficiali e inutili (cibo, vestiario, certa tecnologia, ecc) , o di materiale culturalmente deprimente (tv, stampa, musica, ecc.) o, nel caso piu' estremo, di beni esteriori fini a se' stessi (come appunto certi beni di lusso dei gangster russi - che sebbene a molti possano sembrare cose auspicabili, sono invece spesso zavorre per l' anima, e dunque per la vita). Putroppo questa scarsa qualita' (relativa) e' proprio quello che moltissime anime semplici vanno cercando: lasciamo che si dissetino con tale sciaquo di lavandino. E' una sete che deriva da secoli di miseria e privazioni, oppure di divieti culturali e religiosi, e adesso, di fronte alla raggiunta liberta', si comincia da un livello proprio terra terra: questo e' cio' che bramano la masse, lasciamo che ci si ingozzino.



Tutta questa spazzatura, confezionata peraltro a meraviglia, suscita preoccupazioni: pare una ritorno alla barbarie. La maggioranza della popolazione oggi si nutre addirittura di essa, fino all' indigestione, ma anche fino a verificarne in prima persona la nocivita'. Le indigestioni fanno male e uno se le ricorda: gli ignari consumatori imparano cosi a migliorarsi di volta in volta (certo, continuando a spendere - quantomeno nei primi stadi di questo processo). Un tempo si insegnavano valori e qualita' in luoghi deputati a cio', come la scuola. Oggi si lascia che tutti assistano al disastro: in questo modo la desolante realta' di quello che vogliono gli uomini e' sotto gli occhi di tutti. Ma e' proprio da qui che si puo ' anche iniziare a risalire la china.

Questo processo e' iniziato da poco, si stanno per adesso ancora saziando le necessita' piu' grossolane e il gioco al ribasso e' ancora in atto. Ma non perdiamoci d' animo: toccato il fondo, si risalira'. Infatti l' animo dei consumatori restera' insoddisfatto, questo e' il punto. E chiedera' altro. Infatti l' anima umana, soddisfatti gli istinti piu' fisici e materiali, cerca poi altre forme di appagamento, di tipo intellettuale e spirituale. Cosi' i consumatori cominceranno a ricercare prodotti e servizi di maggior qualita'. Piano piano i prodotti piu' beceri cominceranno a trovare meno consensi, si iniziera' a ricercare una maggiore qualita', per finire a (ri)dare centralita' a valori culturali/spirituali/immateriali - questa volta non piu' imposti dall' alto, ma ricercati volontariamente. Cio' non toglie che il mercato da solo non puo' guidare gli uomini verso una evoluzione costruttiva; dunque educazione e formazione dovranno sempre trovare un posto centrale e di primaria importanza all' interno del suddetto sistema.

Nell' esempio della moda sopra visto, ci troviamo in un campo gia' evoluto (il gioco al ribasso e' finito da un pezzo), quantomeno in Italia. Il cattivo gusto piu' bieco dei decenni passati sta gia' lasciando campo ad un eleganza di massa senza precedenti. I piu' evoluti sfoggiano un look "non look" neutrale o classico. Siamo a buon punto. Di questo passo, i piu' si ritroveranno ad essere vestiti adeguatamente e a volgere l 'attenzione altrove: verso aspirazioni piu' elevate.

A me personalmente e' accaduto proprio qualcosa di simile a quanto descritto: sono sempre meno attratto da beni inutili/insipidi/vuoti (anche se sono ancora parzialmente dentro al meccanismo del "fai i soldi - ottieni il riconoscimento sociale" - oggi questo continua ad essere l' imperativo categorico e trovo difficilissimo il riuscire a non esserne influenzati): tenuto conto che sono nato ricco, e che i ricchi anticipano certi trend sociali, voglio credere che in futuro il meccanismo si espandera' anche a strati sociali piu' ampi, di pari passo con la loro crescita economica (se ci sara', ma questo e' un argomento a se' da trattare in un altro post). Ovviamente, questo e' un discorso sociologico: individualmente, qualche illuminato cresce rapidamente anche senza bisogno di tutto questo processo: belle persone.


TERZA PARTE

Se avvenisse quanto descritto, si verificherebbe la previsione di Schumpeter (il piu' grande economista del XX secolo, dopo Keynes): il capitalismo si evolvera' automaticamente (senza forzature, senza rivoluzioni) in una non meglio definita e sconosciuta forma di "socialismo". Cio' sara' dovuto al primato e al prestigio raggiunto dall' intellighenzia e alla contemporanea caduta del prestigio e dell' appeal dell' elite economica. Insomma, il capitalismo si evolvera' autonomamente in qualcos' altro che ancora non sappiamo meglio definire (su questo concorda pure Keynes), caratterizzato da un nuovo patto sociale basato su valori del tutto nuovi. Certo con la storia della globalizzazione si e' dovuto in un certo senso ricominciare daccapo, e soprattutto noi occidentali stiamo soffrendo questo iniziale passo indietro. Ma in un ottica di lungo periodo Schumpeter potrebbe averci visto giusto. Basta pensare che gia' oggi abbiamo capitani d' industria e personaggi di successo alla Berlusconi, Briatore, Corona and company (tutti inquisiti o condannati in giudicato): siamo gia' a buon punto nel livello di appanamento della classe dirigente e affini. D' altro canto gente come Bill Gates, Soros e Buffett stanno facendo della beneficienza la propria attivita' principale (vera beneficenza: donando percentuali rilevanti del proprio patrimonio, non come certi nostri miliardari che versano quattro lire alla Croce Rossa..): beh, non e' gia' questo un passo verso una forma di redistribuzione, per di piu' attuato proprio dai piu' ricchi tra i ricchi? Questi incrollabili capitalisti si stanno gia' evolvendo in qualcosa di diverso? Negli anni '90 imperava il "greed is good", oggi c'e' il "do no evil" di Google (pure loro pero' han fatto un passo indietro in Cina..). Sembra di intravedere qualche prima timida avvisaglia, ma in realta' probabilmente occorrera' moltissimo tempo prima che il nuovo corso abbia inizio.

Chiudo specificando di non essere comunista; vivendo in Lituania ho avuto modo di capire bene come sono andate le cose in URSS (sara' il tema di un futuro post) e credo proprio che un capitalismo (welfare) sia il minore dei mali: speriamo che si evolva in fretta!
..Nell' attesa suggerisco di stazionare in Scandinavia, che' li si sta gia' benone.

In chiusura cadrebbe a pennello "Sharing" di Bugge Wesseltoft, che suona cosi':

"One day there will be another way of thinking.. One day there will be another way of living.. One day there will we another way of sharing..". (Un giorno ci sara' un altro modo di pensare.. un giorno ci sara' un altro modo di vivere.. un giorno ci sara' un altro modo di condividere..).


Grande Bugge, sempre super cool. (toh!... un norvegese, che strano..)

PERCHE' MI PIACE VILNIUS

E' da tre anni che vivo a Vilnius. Perche' mi piace?



PRIMA PARTE - DIFETTI

Cominciamo dai difetti. L' inverno e' buissimo e il cielo e' perennemente coperto da nuvole basse, molto basse. Si fa la conoscenza di infinite tonalita' di grigio, e di quelle soltanto. Una giornata senza nuvole e' manna dal cielo, ne capitano una o due al mese. Il freddo e' intenso, ma si puo' affrontare con vestiario adeguato, media intorno ai -5 gradi, con punte intorno ai -20; come dicono i Lituani "non esistono cattive giornate, esistono cattivi vestiti". Il vestiario giusto e' dunque: calzamaglie da sci, giacconi molto spessi e imbottiti o pellicce (no, non i graziosi piumini che si usano in italia), scarpe massicce (occorre roba solida, con carrarmato molto spesso, essendoci sempre molto ghiaccio insidioso dappertutto, quindi niente scarpette graziose dalla linea leggiadra) e ovviamente guanti/sciarpa/cappello. In pratica comunque e' come vivere in una localita' sciistica alpina, non al polo nord! Ma il buio, quello e' molto triste e non da' mai tregua. A Gennaio e Febbraio molti prendono le ferie e se ne vanno giustamente al caldo, Turchia ed Egitto le mete preferite. La situazione descritta dura comunque 3 mesi circa, poi via via si comincia a ragionare.

Ovviamente l' umore della gente rispecchia pienamente il clima: d' inverno sono tutti mezzi depressi, amano crogiolarsi in quei barettini con quelle lucine piccole piccole, e trovare qualcuno che sdrammatizzi un po' e' assai complicato. Ma, dico io, non si potrebbe illuminare alla grande almeno all' interno dei locali? Per di piu' qui col nucleare non hanno grossi problemi in questo senso (centrale nucleare sovietica ancora in uso, della stessa generazione di quella di Cernobyl...). Quei quattro gatti che tengono alti gli spiriti sono piccoli eroi. Nonostante cio', funziona poco anche l' ostentata (finta) brillantezza di certi italiani in gita, la cui nota messa in scena viene ormai smascherata ancor prima di cominciare. In genere, ogni forma di ostentazione viene sanzionata (bella cosa). Insomma, e' gente sottile dotata di un' intelligenza silenziosa, e per far breccia occorre davvero portare semplice ed onesta allegria: merce rara.

Anche negli splendidi mesi estivi, il Lituano e' comunque sempre schivo e molto poco aperto. C'e' un fortissimo, eccessivo senso di difesa della propria individualita' (forse anche come reazione alle condivisioni imposte dal socialismo soviet) che porta i Lituani ad essere asociali e solitari. Bello di primo acchito, per un italiano stanco di pacche sulle spalle e sorrisi berlusconiani, pero' alla fine l'uomo e' un animale sociale e credo sia meglio un po' di attrito sociale piuttosto che l' isolamento solitario. Direi che, restando in Europa, Italia e Lituania rappresentano due estremi opposti in questo senso: una giusta via di mezzo forse la trovai in Inghilterra.



SECONDA PARTE - PREGI

Premessa: quanto ho da dire si riferisce a Vilnius, in particolare al centro citta'. Il resto della Lituania e' una storia diversa.

La cosa che preferisco qui e' lo spirito dei giovani. Nonostante i difetti di cui sopra, e' comunque evidente che i giovani lituani credono in un futuro migliore. Hanno poche possibilita', ma le fanno fruttare; con quel poco che hanno, riescono a tirar fuori idee e situazioni interessanti, un po' come in Italia negli anni '60. Peter, il poeta norvegese che frequentava il bar degli artisti che ho sotto casa, diceva che Vilnius e' una Parigi di inizio XXI secolo. Reputo questo un giudizio esagerato (cosi come la quantita' di alcoolici che Peter tracannava ad ogni ora), pero' e' indubbia la forte energia creativa e la decisa spinta di cambiamento che aleggia da queste parti.

Dal punto di vista occupazionale, ecco cosa e' accaduto: dopo la fine dell' economia pianificata, buona parte della vecchia guardia si e' trovata spaesata di fronte al nuovo corso ed e' rimasta tagliata fuori. I trentenni di quindici anni fa si sono cosi trovati di fronte ad un intero paese da ricostruire, una realta' da rifondare completamente da zero. Intere praterie da cavalcare in lungo e in largo, altro che nicchie di mercato. Oggi in aziende grandi e piccole e' "cool" avere dipendenti giovani e dinamici, e' proprio una questione di immagine. Buona parte delle vecchie generazioni infatti ha ancora un approccio soviet al lavoro: cercano di imboscarsi alla prima opportunita', vanno a bere, e tornano mezzi ubriachi. Personalmente ho avuto a che fare con le realta' piu' svariate e non ricordo di aver trattato con gente sopra i quarant' anni. Sono dunque spesso i giovani che controllano i vecchi, che tengono le fila: i giovani insomma sono visti come portatori di ordine e gli viene accordata fiducia e responsabilta'. Ecco dunque perche' i giovani sono attivi e motivati: gli stipendi non saranno granche', pero' hanno la possibilita' di essere protagonisti, di contribuire ai destini della propria societa'.

Altra cosa che apprezzo enormemente qui e' l' attenzione sincera per cultura, arti e musica. Ovviamente cio' vale per una parte soltanto della societa': ci sono pure qui buzzurri clamorosi, e parecchi. Il bello e' che pero' i vari ambienti sono nettamente distinti tra loro, a differenza dell' italica "mucillagine", dove ormai non si capisce piu' chi ci e' e chi ci fa. Negli ambienti creativi e intellettuali, dicevo, si nota un meraviglioso approccio sincero e semplice, a differenza del presenzialismo o smania di protagonismo che trovavo in simili ambienti in Italia. Per dire: serata estiva, ritrovo in piazzetta all' aperto (tipo aperitivo), proiezione di cortometraggi di produzione scandinava, pieno cosi' di giovani, tutti ordinatamente seduti in silenzio e attentissimi, applausi alla fine di ogni corto, niente schiamazzi o strafottenza varia. No, non intelletuali seriosi: giovani ragazzi per di piu' di area "trendy". Evidentemente hanno ancora una soglia dell' attenzione un po' piu' ampia rispetto ai giovani drogatelli occidentali. E dire che anche qui ci giocano con la Playstation.

Sui miei amati jazz e funk: ho assistito a molti eventi di varia natura e portata. Anche li molti giovani e giovanissimi di tutti i tipi, sereni e preparati. Ricordo da teenager andare solo soletto o col babbo al Donizetti, per poi dover ripiegare sul Motion al sabato (li ero ancora piu' solo). Nel Nord Europa ho appurato che anche un ragazzino puo' divertirsi molto senza dover ascoltare rock o pop. "Le donne odiavano il jazz" (P. Conte): si, quelle italiane. Caz, son veramente nato nel posto sbagliato..

L' Opera House mette in scena vari spettacoli ogni settimana e occorre prenotare con grande anticipo poiche' e' sempre tutto esaurito. Scenografie scarne, pochi orpelli, ma orchestra pazzesca e attori, ballerini e cantanti preparatissimi. La partecipazione e sensibilita' del pubblico e' straordinaria, sebbene quest' ultimo sia sempre composto e mai sbracato.

A proposito di bellezza, beh, e' ovvio che la bellezza delle donne lituane e' un altro elemento di punta dei "pro" sulla Lituania. La mia teoria e' che la natura qui ha selezionato le donne piu' belle per via del generale scarso interesse degli uomini locali nei confronti del sesso femminile. Cio' e' dovuto al sopra visto clima deprimente, oltre che all' abbondanza dell' offerta, che come noto riduce la domanda. Gli ometti finiscono dunque spesso per lasciarsi annebbiare dai fumi dell' alcol, e solo di fronte a veri e propri portenti della natura si risvegliano dal torpore e si ricordano dei piaceri di Eros.

Per finire, della cultura lituana amo le similitudini con quella scandinava (mia prediletta), quel senso della misura e del limite, del "piccolo e' bello", del calore di un focolare domestico come riparo da una natura severa, del rapporto ancestrale e pagano con questa natura, cose di cui tanto bisogno c'e' oggi in questo mondo mostruosamente "grande" e tracontante. Ma di questo diro' in un prossimo post.

27 gennaio, 2008

PROLOGO

Ho passato ormai molti anni al di la' delle Alpi. Da tempo mi frullava per la testa l' idea di narrare pubblicamente agli amici italiani le mie vicissitudini europee, ed e' giunto il momento.

Vivere all' estero, cosi come viaggiare, ti permette (come minimo) di attingere a fonti e punti di vista diversi da quelli tipici del Paese natale. Il motivo del blog e’ dunque quello di sottoporvi alcune testimonianze dirette maturate all' estero sui temi piu’ svariati, solo per alimentare un po’ il contraddittorio: peraltro sembra che in Italia ce ne sia gia' in abbondanza, essendo infatti laggiu' rimasti ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini. Proprio in questi giorni e' caduto per l' ennesima volta il governo (a proposito di contraddittorio): spesso le due fazioni si affrontano su posizioni diverse, ma entrambe in realta' spesso miopi, mentre ne esisterebbero magari anche una terza o una quarta con vista 10/10.

Ecco, stare all’ estero aiuta molto in questo esercizio: considerare le cose da nuovi punti di vista (anche se non sempre migliori). L' operazione si puo' peraltro fare senza lasciare la patria, ma e' richiesta molta piu' energia intellettuale. Infatti in questo caso si e' continuamente aggrediti a 360 gradi dal pensiero comune che, seppur identificato nella sua vacuita', martella incessantemente ed interferisce di continuo nella messa a fuoco.

Sembra proprio che la vista da falco sia ovunque piuttosto rara, comunque vorrei raccontare un po’ di storie ed episodi accadutemi in giro per l' Europa, e buttare sul piatto qualche spunto per gli amici: da li se ne potrebbero poi trarre delle considerazioni... delle filosofie, diciamo (cosa che faccio allegramente da una vita). In questo modo non potrei venire accusato di essere un filosofo distaccato dal mondo: vado infatti dicendo da tempo che la turre eburnea e' un luogo pericoloso.

Storie e filosofie, dunque..