29 giugno, 2009

LA DISCIPLINA (O LA SCARSITA'?) CI SALVERA'

Sto leggendo l' ottimo "Basta!" di John Naish, e provo ad interpretarlo in chiave futura in un contesto di post-scarsita' (ribattendo alla frase di Yona Friedman citata in questo mio precedente post). Come gia' detto, nanotecnologie ed altre meraviglie scaturenti dalle ricerche in campo fisico e tecnologico promettono un bel giorno di portare la nostra civilta' in una condizione di post-scarsita': avremo beni materiali quasi illimitati e a costi irrisori. L' intera societa' si basera' su di un patto sociale del tutto nuovo, forse nemmeno piu' fondato principalmente sul lavoro.

Naish nel suo libro elogia la filosofia del "quanto basta" (q.b.): e' infatti provato che oltre un certo livello di consumi (cibo, informazione, lavoro, vestiario, ecc.) la curva della soddisfazione diminuisce verso rendimenti decrescenti. Cio' significa che godo molto nel comprare le prime 5 paia di scarpe, un po' meno dalle 5 alle 10, meno ancora dalle 10 alle 30, e pochissimo o nulla dal trentesimo paio in poi. A quel punto diventa una dipendenza fine a se' stessa, pari a quella dell' alcool o delle droghe. Putroppo viviamo in una societa' che ci impone di consumare sempre di piu', promettendoci la felicita', ma invece procurando alla fine la nostra infelicita': "Basta!".

Se in un possibile futuro avessimo una disponibilita' ancor piu' estesa di beni, informazioni, prodotti, cosa accadrebbe al nostro sistema psicofisico? Il nostro cervello si e' evoluto nel Pleistocene, in una condizione di estrema scarsita': quando c'era del cibo a disposizione, conveniva ingozzarsi immediatamente a piu' non posso, per mettere su uno strato di grasso che permettesse poi la sopravvivenza durante i periodi di magra. Purtroppo oggi utilizziamo ancora gli stessi meccanismi mentali, ma i periodi di magra non esistono piu': e gli strati di grasso delle abbuffate si sommano l' uno sopra l' altro, fino ad ucciderci (invece di permettere la sopravvivenza). Lo stesso dicasi per le informazioni di cui il nostro cervello e' pure avido: oltre una certa soglia creano stress e varie patologie, ed oggi tra internet, telefonini, tv via cavo, satelliti, sms, mail, ecc. siamo continuamente sotto assedio. E' evidente che una condizione di post-scarsita' peggiorerebbe ulteriormente le cose: una moltitudine di persone con quantita' enormi di beni, cibo, sommersi da stimoli mediatici sempre piu' incalzanti, perennemente connessi in rete, senza magari nemmeno un' attivita' lavorativa, come potrebbe salvarsi da un' inevitabile schizofrenia di massa?

Le alternative sono due: o rimaniamo in una condizione di indigenza, che ci aiutera' a rimanere a "stecchetto", oppure impariamo a gestire la condizione di abbondanza. Naish, ed io con lui, indica la via del q.b.: auto-limitare le proprie dosi di cibo, shopping, connessione in rete, lavoro e via dicendo. Quanto basta.
Ma per riuscire a comprendere interamente e mettere in pratica questo approccio occorrono grandi dosi di responsabilta', disciplina e senso del limite. Proprio quelle qualita' (gia' fondamentali oggigiorno) che l' abbondanza tende a farci dimenticare, rischiando di distruggerci.

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