Sono nato in un Paese grande (ahime' non in un grande Paese): coi suoi 60 milioni l' Italia e' nella top 20 mondiale per numero di abitanti. Adesso vivo in Lituania, 3 milioni e mezzo di abitanti, e bazzico gli altri due Paesi baltici, entrambi sotto i 3 milioni. Mi tengo informato anche sui Paesi scandinavi, tutti tra i 4 e i 9 milioni.
Posso dunque confermare in prima persona: in pochi ci si organizza meglio. Non c'e dubbio che in questi Paesi c'e piu' ordine su tutti i fronti. Cio' accade per ovvi motivi "logistici" (una casa piccola si rassetta piu' velocemente), ma a mio modo di vedere dipende enormemente anche dall' aspetto culturale. Le popolazioni suddette sono culturalmente molto omogenee al loro interno. Queste genti hanno davvero in comune un passato uniforme. Dunque oggi ci sono si' una destra e una sinistra, ma la distanza tra i due poli non e' cosi marcata, e cosi' le decisioni in parlamento e altrove vengono prese con maggiore velocita' e senza infinite diatribe e lungaggini. I valori di fondo in cui credono sono simili, cosi come la vision sul futuro del proprio Paese. L' attaccamento alla bandiera nazionale e' pure forte, poiche' appunto i cittadini si riconoscono in quella bandiera, per la quale sono disposti a fare sacrifici: non solo nel privato dunque (lavora, lavora per metter fieno in cascina), ma appunto nel pubblico (diamoci da fare, il Paese ne trarra' beneficio, dunque anch'io personalmente). I Lituani sono fierissimi della propria storia, che e' davvero la storia delle loro famiglie, dei loro antenati, la possono quasi toccare con mano nel proprio albero genealogico. Ed hanno un fortissimo desiderio di riscatto nazionale: "la Lituania", sostengono entusiasti e speranzosi, "deve tornare a vivere e pulsare con forza".
Gli scandinavi, che passano per (e sono) tranquilloni pacifisti, hanno pero' nei secoli passati deciso bene di dividersi in 4 Stati, ognuno dei quali appunto popolato da pochi milioni di persone. Perche' noi abitanti della penisola, con storie e passati diversissimi, dobbiamo stare forzatamente uniti quando tale unita' e' stata creata artificialmente nemmeno 150 anni fa? I confini di Inghilterra e Francia sono tali da moltissimi secoli, loro hanno in effetti una storia comune. Ma noi dobbiamo andare a ripescare l' impero romano per trovare della affinita': quasi 2000 anni sono passati! 2000.. E la lingua in comune? In Irlanda si parla l' inglese. In Belgio il francese (e il vallone..). In Svizzera tre lingue. In Austria il tedesco. Senza contare che in diverse discipline sportive il Regno Unito si presenta ai campionati del mondo con quattro nazionali ben distinte (Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord): le differenze storico-culturali sono fortemente sentite e ufficialmente protette. Perche' dunque un solo Stato di lingua italiana, nonostante i trascorsi diversissimi?
Il mio non vuol essere un chiuso ed egoista indipendentismo "padano". Penso di essere sempre stato uno dei piu' ferventi sostenitori della UE e della cooperazione pacifica internazionale. Il mio discorso non e' egoistico, ma vale per un sano sviluppo di ciascuna macroregione della penisola (idealmente ne vedrei tre o quattro: nord, centro-nord/centro-sud e sud), non solo della mia. Sono convinto che nel lungo periodo a tutti gioverebbe un' autonomia: in Toscana ed Emilia hanno una forte tradizione rossa? Benissimo, lasciati a se' stessi avranno una coerenza di lungo periodo che giovera' loro. Al Sud non saprei che dire: anche li forse una volta tagliati i viveri provenienti da Nord si darebbero internamente una smossa. Oppure le mafie dominerebbero ancor piu': anche quello e' un sistema con una coerenza interna, e se alla maggioranza della popolazione locale sta bene cosi'...; cosa che dubito fortemente - credo i tempi siano cambiati e si verificherebbe forse una reazione importante. Beh, ok, lo ammetto: la questione Sud e' un bel casino!
Essere cittadino di un piccolo Stato ha una forte influenza non solo a livello di societa' in toto, ma anche sulla psicologia dei singoli. Un "comune cittadino" di un grande Stato tende a sentirsi "piccolo", a volte microscopico, poiche' appunto la sua persona e' una piccolissima parte del tutto. Inoltre per reazione detto cittadino tende ad ingigantire ancor piu' cio' che lo circonda. In un Paese piccolo invece ci si sente meno schiacciati dalla grandezza del sistema, si vive maggiormente in naturale sintonia con l' ambiente circostante. Ad esempio: io qui a Vilnius incrocio almeno una volta la settimana la macchina presidenziale, ed intravedo tra i finestrini il presidente Adamkus. In Italia il Presidente della Repubblica lo vidi solo una volta (il buon Pertini) quando alle elementari visitammo il Quirinale in gita a Roma, ed ho ancora la foto a casa. Un evento "memorabile": il presidente lo vidi come una sorta di super-uomo che viveva in un lontano mondo dorato.
Per via dei miei interessi artistici e grazie ad alcune conoscenze ho avuto modo di conoscere piuttosto bene alcuni cantanti, artisti, musicisti, e personalita' di spicco della Lituania. Mi ha colpito l' atteggiamento semplice e coi piedi per terra di questi personaggi: certo non saranno del calibro di certe star internazionali (ma alcuni sono comunque di livello tecnico altissimo), ma facendo le debite proporzioni questi non se la tirano neanche la meta' della meta' della meta' di alcuni dei loro colleghi stranieri. Ne' la gente li considera inarrivabili o intoccabili, ma anzi li approccia spesso con un affetto quasi familiare. Proprio come accade con le stelle del basket, sport nazionale in cui i Lituani eccellono: quando i giocatori ritornano in patria dopo gare internazionali, vengono accolti al piccolo aeroporto con semplice e gioiosa festa, senza esasperazioni, isterismi o montature. Insomma in ambienti piccoli non si generano sciocche mitizzazioni (che sono appunto balle ed artifici mediatici), e cio' aiuta a mantenere uno sguardo equilibrato sulle cose della vita.
Basta pensare all' America per vedere quello che, al contrario, accade nei Paesi di grandi dimensioni: i loro rappresentati piu' noti, spesso anche quelli validi, vengono volenti o nolenti trasformati dal sistema in mostruose caricature. Pur se popolosi, politicamente gli Stati Uniti sono invece compatti, essendo un giovane popolo di immigrati, ma cio' rappresenta un' eccezione a quanto visto sopra. Ma in generale va detto che gli USA sono sempre stati campioni nella ricerca del grandioso e superficiale, dello smodato ed eccessivo. Di cio' hanno fatto un paradigma su cui basare la spinta al proprio sistema di consumi: comprati il rimmel che usa Angelina Jolie, e parteciperai anche tu un po' al brivido del successo! Ma osservando la loro societa' non viene da invidiarli (sebbene alcuni aspetti del loro entusiasmo siano davvero encomiabili): loro stessi se ne stanno rendendo conto ed oggi negli States e' tornata di moda la cara vecchia (piccola) Europa.
Vivere in un Paese piccolo in definitiva aiuta dunque i suoi cittadini a mantenere una dimensione a misura d' uomo. Cio' e' buona cosa, poiche' come dicevano i filosofi presocratici: "nulla di troppo". E chi trasgrediva questa massima veniva indicato come sicura vittima dell' ira degli Dei: meglio lasciarli in pace, gli Dei dell' Olimpo, perche' se si infuriano son dolori.
19 marzo, 2008
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2 commenti:
nulla da opinare.guarda caso gli staterelli di mezza europa si rivelano paradisi a livello di gestione,anche fiscali.certo in gran parte sfruttano la ricchezza e i capitali dei grossi paesi limitrofi(non solo svizzera e monaco,ma anche liechtenstein,lussemburgo e,spostandoci nell'altro emisfero,uruguay).io sono stato sempre un fervente sostenitore del federalismo,ancor piu dopo aver vissuto in uno stato federale o comunque con piena autonomia alle regioni(mi riferisco all'inghilterra,alla svizzera e soprattutto alla germania)ho constatato quanto questo sistema di governo contribuisca a creare uno spirito nazionale,attraverso molteplici identità che lavorano tutte(e sottolineo tutte)per il medesimo scopo.quando anche l'italia riusci ad attuare un pseudofederalismo pensai in una svolta reale nel nostro paese.ma il presunto passo verso il federalismo italiano(la famosa devolution)si rivelo un pasticcio grossolano,diversamente da come era stato voluto dal partito che ne aveva fatto il cavallo di battaglia(la lega).troppi ostacoli da parte della casta oligarchica,che non avrebbe in nessun modo permesso divariare una costituzione che tutelava soprattutto i propri interessi.niente da fare,dunque,in italia il federalismo,quello vero,quello che,come dici tu,porterebbe a una crescita della singola realta,non esisterà mai.
esisterà invece il fenomeno opposto,ossia,non partire dal lavoro del singolo comune per accrescere la nazione,ma dalla corruzione centrale il sistema malato si riflette sulle singole realtà cittadine(cosa che ho potuto constatare molto bene lavorando sul piccolo territorio).
Concludo con l'affermazione di un amico sudamericano,che ha girato l'europa "io vengo da un paese del terzo mondo e posso dire che austria,germania e svizzera sono primo mondo.l'italia è come da noi,ci sono più soldi ma le cose funzionano allo stesso modo.in fin dei conti, è la stessa merda"
El Tano
si, molteplici identita' nella penisola italiana: e' questa l' idea. in primis occorre capire chi siamo, poi da li si inizia a costruire: mancando un forte senso di identita', difficile procedere in modo costruttivo per l' insieme.
e se anche i sudamericani si accorgono che da noi c'e' sentor di sudamerica, probabilmente non stiamo vaneggiando.
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