
Azzardo una spiegazione, applicando un po' di psicologia ad un livello collettivo: chi ha goduto di antiche glorie tende a sedersi sugli allori continuando a rivangare il prestigio raggiunto, mentre i Paesi dal passato meno brillante hanno un forte desiderio di riscatto, in senso quasi adleriano. Noi italiani pensiamo: Leonardo, Galileo Galilei, Giotto, il Colosseo e via discorrendo, siamo imbattibili! E quasi non sentiamo la necessita' di doverci migliorare. Popoli piu' giovani, tipo gli americani o i nordici vichinghi, hanno invece una voglia fortissima di lasciare il loro segno nella storia: e sentono che la storia e' adesso, nell' appena trascorso XX secolo e nell' attuale XXI. Cosi' si rimboccano le maniche (e le idee), con forza, vigore, coraggio, ma anche serenita'.
Ad un italiano invece, anche all' idea di dover tener testa ad un Leonardo che fa capolino dal passato, passa subito la voglia. Meglio godersi un bel vinello accompagnato ad un prosciuttino ricercato: una conferma della propria evoluta civilta', con cui mettersi il cuore in pace e continuare ad ingannarsi sulla propria presunta superiorita'. Ora, un certo grado di etnocentrismo (tendenza a ritenere la propria cultura come la migliore) e' presente ovunque, ma credo sia piu' marcato nei Paesi dal grande passato.
Tirata d' orecchie dunque alla vecchia e stanca Italia: un bel di' di qualche secolo fa la civilta' italica era si tra le piu' evolute del continente. Ma la storia e' progredita e nel frattempo oggi, a forza di formaggini e vinelli raffinatissimi, altri ci hanno bagnato il naso di gran lunga.
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